L’ultima tappa di Girando
intorno al Vesuvio, il programma di passeggiate organizzate dal Movimento Cittadini
per il Parco, ci conduce sul tratto
finale di Via Panoramica Fellapane a San Sebastiano al Vesuvio.
Basta lasciare sulla destra la carrozzabile, subito dopo la sbarra che dovrebbe impedire, a chi non possiede un fondo, l’accesso in automobile all’ultimo tratto di strada, per trovarsi immersi nella ricchezza della terra vesuviana. Ad accogliere il visitatore, in un naturale ed ombroso spiazzale, l’albicocca ed i suoi tanti derivati.
L’Albicocca Day, evento patrocinato da Slow Food Vesuvio e dall’azienda agricola Casa Barone, ha l’obiettivo di portare a conoscenza del pubblico le antiche varietà di albicocca; molte stanno infatti sparendo, non assorbite da un mercato che predilige le specie più resistenti al confezionamento ed al trasporto.
A condurci in un percorso in cui la storia dell’albicocca si fonde con le moderne tecniche di coltura biologica ed il rispetto per l’ambiente la Dott.ssa Chiara Cirillo, ricercatrice della Facoltà di Agraria di Portici. Le prime tracce delle coltivazioni di Crisommole - nome dialettale dato al frutto derivante dal greco crisomelon - nel territorio vesuviano risalgono al IV secolo. A favorirne la coltivazione e la diffusione, conferendo alle "mele d’oro" il caratteristico sapore, la natura vulcanica del terreno unita alla ricchezza di potassio e di minerali.
Basta lasciare sulla destra la carrozzabile, subito dopo la sbarra che dovrebbe impedire, a chi non possiede un fondo, l’accesso in automobile all’ultimo tratto di strada, per trovarsi immersi nella ricchezza della terra vesuviana. Ad accogliere il visitatore, in un naturale ed ombroso spiazzale, l’albicocca ed i suoi tanti derivati.
L’Albicocca Day, evento patrocinato da Slow Food Vesuvio e dall’azienda agricola Casa Barone, ha l’obiettivo di portare a conoscenza del pubblico le antiche varietà di albicocca; molte stanno infatti sparendo, non assorbite da un mercato che predilige le specie più resistenti al confezionamento ed al trasporto.
A condurci in un percorso in cui la storia dell’albicocca si fonde con le moderne tecniche di coltura biologica ed il rispetto per l’ambiente la Dott.ssa Chiara Cirillo, ricercatrice della Facoltà di Agraria di Portici. Le prime tracce delle coltivazioni di Crisommole - nome dialettale dato al frutto derivante dal greco crisomelon - nel territorio vesuviano risalgono al IV secolo. A favorirne la coltivazione e la diffusione, conferendo alle "mele d’oro" il caratteristico sapore, la natura vulcanica del terreno unita alla ricchezza di potassio e di minerali.
Alla breve introduzione sulla storia del
gustoso frutto, segue una visita guidata al fondo agricolo su cui si tiene la
manifestazione ed alle tante varietà di
albicocche lasciate ancora sulle piante proprio per l’evento. Nonostante il sole picchietti in maniera
decisa, e spinga spesso i visitatori a cercare riparo nei pochi fazzoletti di ombra
presenti lungo il cammino, l’interesse dei partecipanti per la breve visita
guidata, accompagnata da degustazioni "in pianta", si manifesta da subito nelle
tante domande e curiosità soddisfatte da chi, con grande passione, ci conduce
fra le viti, gli albicocchi, i pomodorini e le tante varietà di gelsi presenti.
Le specie di crisommole che è possibile gustare, prelevandole direttamente dalle piante o agli appositi stand allestiti per la giornata, sono diverse. Si va dalla famosa “Pellecchiella” alla “Prete”, passando per la “Vitillo”, la “Boccuccia Liscia”, la “Boccuccia Spinosa”, la “Fracasso”, la “Baracca”, la “Cafona”, “La Ceccona”, “La Palummella”. Dalla polpa zuccherina, il colore arancio che va nel rosso lì dove il frutto è più esposto al sole, il profumo intenso, si distinguono fra loro per aspetto, spessore e rugosità della buccia, dimensione e soprattutto sapore.
Le specie di crisommole che è possibile gustare, prelevandole direttamente dalle piante o agli appositi stand allestiti per la giornata, sono diverse. Si va dalla famosa “Pellecchiella” alla “Prete”, passando per la “Vitillo”, la “Boccuccia Liscia”, la “Boccuccia Spinosa”, la “Fracasso”, la “Baracca”, la “Cafona”, “La Ceccona”, “La Palummella”. Dalla polpa zuccherina, il colore arancio che va nel rosso lì dove il frutto è più esposto al sole, il profumo intenso, si distinguono fra loro per aspetto, spessore e rugosità della buccia, dimensione e soprattutto sapore.
Accanto al frutto, fanno bella mostra negli stand, i tanti prodotti derivati dalle crisommole vesuviane: marmellate, latte di mandorla ricavato dai noccioli, creme per la cura e la bellezza del corpo, dolci e gelati. Non manca il vino, tenuto al fresco per i visitatori, catalanesca in particolare. Si tratta di prodotti vanto di piccole aziende locali, molte a conduzione familiare, che insistono nel territorio del Parco del Vesuvio. In essi c’è tutta la passione di mani sapienti, quelle di artigiani esperti, e la conoscenza che si tramanda da generazioni.
Una manifestazione interessante che fa rivivere uno dei prodotti vanto, da sempre, delle colture vesuviane ed allo stesso tempo pone il problema della sua tutela e conservazione. Non solo, ma anche una bella vetrina sull’eno-gastronomia locale e sui possibili sviluppi di un territorio ancora poco valorizzato da questo punto di vista.
Ci fa molto piacere apprendere, spulciando qua e là in rete che per la Crisommola Vesuviana è in corso di registrazione il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) presso l’Unione Europea con Protezione Transitoria Nazionale.
Alcune foto dell'evento sono disponibili a questo link.
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