Quando mesi fa il comune affidò la gestione del verde pubblico ai privati, si sperava in una "primavera" delle aiuole. Così non è stato. Il caso delle palme colpite dal punteruolo rosso.
È giunta la primavera, che con i suoi alti e bassi, ci condurrà alla bella stagione.
Luoghi comuni permettendo e con il permesso delle mezze stagioni, la cui esistenza ci si ostina ancora a rinnegare, accettiamo il tepore che avanza con tutta la sua promettente carica di aspettative.Tutto questo però stenta ad accadere nelle aiuole di San Sebastiano al Vesuvio, dove sembra ancora incomba un tetro e sterile inverno!
Quasi un anno fa, con lungimiranza e cospicuo senso pratico, l’amministrazione del piccolo paese vesuviano aveva deciso di affidare ai privati la gestione di alcuni spazi di verde pubblico, dando in cambio la possibilità di usarli per la loro pubblicità.
La cosa sembrava che dovesse convenire ad entrambi i contraenti, il risparmio di spese pubblicitarie per il privato, soprattutto se del campo, e la sicurezza, da parte del comune di una più ordinata e meno costosa gestione del verde pubblico.
Ad un anno circa di distanza però non sembra che la gestione dei privati offra un panorama migliore di quello offerto in passato dal pubblico, infatti, la porta d’accesso alla cittadina, piazzale della Repubblica, oltre ad un prato ben rasato, due alberelli striminziti e l’insegna pubblicitaria, non presenta gran che di accogliente, almeno dal punto di vista arboreo.
Il gigantesco e annoso olivo, all’imboccatura di via degli Astronauti, estirpato chissà dove, agonizza rimembrando tempi e latitudini migliori.
Sorte migliore sembra aver invece ottenuto quello all’incrocio di viale dello Zodiaco con viale della Pace che da tempo mostra i suoi verdi germogli tra le palazzine e l’asfalto.
Il buon senso poi ha voluto che sparisse la pubblicità che spiccava sull’incolta aiuola all’incrocio tra viale della Pace e via Libertà, perché veramente non se ne capiva la ragione, se non quella di una pubblicità gratuita e senza gravame alcuno.
Il Fort Apache del verde sebastianese è piazza della Meridiana, dove uno strenuo sponsor, arroccato nel suo presidio commerciale mantiene ai limiti della decenza la piazzetta, contro atti vandalici e civica noncuranza.
Capitolo a parte spetta infine alla questione delle palme, quelle poche che ormai restano sul territorio a causa della malattia che le sta distruggendo.
Per le quali poco o nulla c’entra il privato (se si vuol sorvolare sul fatto che la massiva importazione di essenze aliene ha permesso il proliferare di infermità fin qui sconosciute), se non per il fatto che proprio in questo caso avrebbe potuto intervenire in ausilio del pubblico e salvare il salvabile.
Il caso delle palme, quelle di tipo Phoenix per la precisione, è emblematico. A causa dell’esoso contributo a carico del cittadino, imposto dall’ASL per la potatura e l’opportuno smaltimento, molti hanno preferito un ancor più deleterio fai da te.
Questo comportamento ha fatto sì che la malattia si diffondesse ancor più di quanto non facessero, già il cosiddetto punteruolo rosso e gli uccelli, vettori delle uova del coleottero, un curculionide, le cui larve devastano il tronco delle palme, portandole inesorabilmente alla morte.
Ma c’è di più, visto il rapido incalzare della malattia, molti proprietari hanno visto bene di disfarsi anche di quelle piante non ancora intaccate dal parassita, incrementando così la scomparsa dell’elegante albero dal territorio vesuviano.
Eppure altrove, come ad esempio a Sanremo, l’abbattimento o la messa in sicurezza delle suddette piante è a completo carico dell’amministrazione che intende, impedendo l’azione di mani poco esperte, salvaguardare il patrimonio verde che da sempre ne ha caratterizzato il paesaggio.
In verità assistere al triste spettacolo di quelle palme nelle pubbliche aiuole, deperire senza che nessuno intervenga oppure vederle potate alla meno peggio, senza coperture di sorta a protezione della pianta e di quelle vicine, lascia perplessi.
Perché, se non si può venir incontro al cittadino con operazioni di bonifica meno costose, non si attua lo stesso criterio dell’intervento privato. Se le casse comunali non riescono a far fronte alla situazione, magari, sprovvisti di esperti capaci di agire con la giusta tempistica e conoscenza, questa potrebbe intervenire attraverso l’ausilio delle tante aziende che operano sul territorio nel campo della florovivaistica, che saranno magari interessate ad intervenire in questo risanamento e pubblicizzarne i successi con il loro nome.
A meno che, anche quella di affidarsi ai privati, non sia stata un’altra delle tante operazioni di facciata, destinate a non durare a lungo e di scadere giusto al limite della memoria.
I lettori del blog ricorderanno che dedicai, alcuni mesi fa, un articolo alla gestione del verde pubblico da parte dei privati, dal titolo Sponsor privati per le aree verdi, che invito a rileggere.
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