mercoledì 1 agosto 2012

Valorizzare i beni locali

Ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 111), la valorizzazione dei beni culturali si consegue mediante la “costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all'esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità”.
Alla base di tale principio, una nuova e matura consapevolezza: la valorizzazione del patrimonio culturale è necessaria non solo per recuperare l’identità storica di un luogo e di un popolo, ma anche per la creazione di nuove opportunità di sviluppo. Sono entrambi fattori di enorme importanza. Da un lato, infatti, riconoscere in un bene il proprio passato e la propria storia significa preservarlo cooperando per la sua conservazione; dall’altro creare sviluppo significa accrescere la competitività di un luogo, non solo dal punto di vista turistico, ma anche da quello della sua capacità di attrarre risorse umane e finanziarie, come pure l’insediamento di nuove attività produttive, non necessariamente legate al settore culturale.
San Sebastiano al Vesuvio riscuote, da questo punto di vista, il nostro interesse.  Certo sono pochi i beni culturali rimasti sul territorio, vuoi per l’azione, spesso inconsapevole quando non direttamente speculativa dell’uomo, vuoi per quella devastante del Vesuvio.
L’ultima eruzione del 1944 ha lasciato una profonda cicatrice modificando la morfologia del territorio e seppellendo sotto un fiume di lava molti degli edifici del passato. La ricostruzione ha dato alla luce un paese nuovo, moderno nei servizi e nella concezione urbanistica, ma allo stesso tempo è intervenuta lì dove il Vesuvio non aveva osato. 

Il compito di raccontare ciò che per motivi anagrafici non si è vissuto è arduo, al di là del racconto storico, che alle volte azzarderemo, senza presunzione alcuna,  la nostra volontà è porre l’accento sui beni ancora presenti e sull’enorme ricchezza che oggi può rappresentare, per il nostro territorio, la loro tutela e valorizzazione.
L’immagine  più conosciuta di San Sebastiano al Vesuvio è sicuramente quella della Chiesa Madre eretta nel 1580. La lava del '44 la risparmiò fermandosi a poche centinaia di metri.  Il “Vecchio Municipio” è un altro simbolo del paese, così come quello che resta del Palazzo Falconi, oggetto di un discutibile e parziale intervento di abbattimento negli anni '80 ed oggi, in parte, puntellato; a poca distanza, il convento di suore francescane Verolino.   In zona San Domenico si erge l’antica Cappella Cianciulli, dedicata a San Vito. La Villa Figliola (in foto), locata lungo l’omonima via che conduce a San Giorgio a Cremano, è un pregevole esempio di Villa Vesuviana, un tempo dimora rustica del magistrato Antonio Figliola. Non mancano delle masserie di notevole pregio artistico e storico:  la Masseria Cangiano, la Masseria Flauto, la Masseria Riccardi (ex Pandolfo), la Masseria conventuale Monaco Ajello.
Pian piano cercheremo di accendere i riflettori sulle singole opere. Guardare al passato è un’innegabile fonte di stimoli ed allo stesso tempo aiuta a capire meglio quanto si è fatto e quanto ancora c’è da fare. 

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